IL RAPIMENTO
Lucrezia entrò nella capanna e sentì richiudersi dietro di lei, di colpo, la porta.
Non vide nulla perchè soltanto una fessura illuminava debolmente l'interno ed i suoi occhi erano ancora abbagliati dal sole.
- è lei - sentì da una voce stridula che proveniva dal fondo.
- prendiamola, svelto ! - aggiunse l'altra che, invece, era così cupa e forte da far tremare la capanna.
Gli occhi di Lucrezia si erano intanto abituati lentamente al buoio e potè distinguere due ombre. Una le sembrò enorme; chi possedeva quell'ombra doveva essere alto almento due metri e si vedeva che la sua testa toccava il tetto di paglia, l'altra doveva, invece, essere di un nano perchè Lucrezia poteva guardarla, tutta, dall'alto in basso.
Erano due uomini, si capiva, perchè le due mobre erano ritte, in piedi, e le loro voci erano inconfondibilimente umane.
- cosa mai vorranno? - pensò Lucrezia - io non ho mai fatto niente di male e Leopoldo mi aspetta.
- porta il carro alla porta, Lonzo - disse il piccolo uomo all'altro - e andiamo in fretta.
Lonzo, questo era il nome di uno dei due, aprì la porticina ed uscì. Lucrezia vide che era un omone alto e robusto, con due lunghi baffi sottili che gli pendevano oltre il mento.
Aveva una giacca rossa con gli ornamenti color oro come se fossero taralli appiccicati da una parte all'altra del petto e calzava due stivali vecchi e graffiati nei quali si infilavano i pantaloni bianchi e sporchi. Sulla testa portava un berretto nero con la visiera, come quello dei marinai.
Lucrezia pensò che era un domatore, ma non riusciva a capire cosa potessero volere da lei che una sola volta, in vita sua, aveva avuto a che fare con il circo quando, ancora giovinetta, era andata con le sue amiche a vedere uno spettacolo.
Vide bene anche l'altro, con la luce che entrava dalla porta. Era piccolo, ma il suo volto era quello di un adulto e si vedeva che chiaramente era un nano.
Aveva grosse mani con le dita corte e le sue gambe erano minuscole e ad arco; aveva i capelli biondi, lunghi e ricciuti e, a vederlo da dietro, poteva sembrare un bambino con le gambe corte.
Aveva un vestito giallo e toppe e probabilmente era quello che indossava nel circo per fare il pagliaccio.
Si udì uno stridore di ferri ed apparve, davanti alla porta, un vecchio carro trainato da un mulo, vecchio pure lui e magro come un chiodo. Il carro era coperto da un telo che lo faceva sembrare un vagone del treno, di quelli che trasportano i pacchi o le bestie.
Non si vedeva cosa vi fosse dentro ma già da lontano si sentiva uno sgradevole odore di paglia ammuffita e di chiuso.
Lonzo discese dal suo posto di guida ed entrò nella capanna.
- sono pronto - disse all'altro, - carichiamola prima che arrivi qualcuno !
La spinsero fuori dalla porta e a Lucrezia non fu possibile resistere anche se cercò di puntare gli zoccoli contro le zolle che, ancora morbide dalla pioggia, si sfaldavano e schizzavano via.
Lucrezia non disse che lì intorno c'era anche Leopoldo e fu quasi felice di non vederlo. Era chiaro che si trattava di un rapimento e certamente avrebbero rapito anche lui, se lo avessero scorto.
- aiutami a sollevarla, Crocco - disse Lonzo al nano.
La caricarono sul carro, richiusero il telo, così che non si potesse vedere nulla da fuori e montarono a cassetta.
Le deboli grida di Lucrezia, soffocate da quel telo e dalla paglia, si sentivano appena, ma il fracasso delle ruote sgangherate ed arruginite del carro le copriva.
Non v'era comunque anima viva nel giro di miglia e miglia e nessuno poteva perciò accorrerre in aiuto.
- Crocco sei sicuro che questa bestia sappia saltare? - disse l'omone al nano.
- certo, Lonzo - replicò l'altro - l'ho vista con i miei occhi.
Lucrezia, veramente, era un'asina eccezionale perchè sin da piccola si era abituata a saltare la staccionata, un pò per gioco ed un pò per scorazzare nella vallata di fronte alle stalle.
Non è che la tenessero prigioniera, gli uomini della sua fattoria, ma il farli impazzire a cercarla era la cosa che più la divertiva.
Fu così che con lo stupore di tutti si abituò a saltare ogni cosa in cui si imbatteva, dai trogoli dei maiali ia fusti del petrolio, dalle siepi di rosmarino alle cataste di legna via via più alte. Nessun'altra asina al mondo era capace di fare queste cose che erano riservate ai cavalli di razza, quelli che con il padrone in groppa saltano le pozze d'acqua e le travi colorate e ricevono gli applausi.
Crocco l'aveva vista, due o tre anni prima, passando accanto a quella fattoria, ed aveva sognato di poterla possedere, un giorno, per farla esibire nel suo circo.
Il circo, ormai, era ridotto ad un ammasso di cose vecchie e tutte le bestie, maltrattate da Lonzo il domatore, erano scappate dalla disperazione. Era rimasto un vecchio leone senza denti che in cambio di una sua apparizione senza gabbia, tanto era mansueto, si guadagnava tre pasti al giorno di brodo e carne macinata. Non aveva nessuna convenienza a scappare perchè bastava che i bambini lo guardassero per qualche minuto di spettacolo per togliersi ogni problema di vitto e alloggio.
Il rapimento di Lucrezia, perciò, sembrò ai due ceffi che fosse l'unico modo per risollevare le sorti del circo che, così, poteva offrire un numero mai visto prima: una bellissima asina che saltava gli ostacoli !
... E fu così che si misero subito all'opera.
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